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Obiettivo Sochi: Franco Nones, il primo Re del Sud
Nell’Olimpiade di Jean Claude Killy, vincitore di tre ori a Grenoble ’68, che fu anche di Eugenio Monti ed Erika Lechner per quanto riguarda l’Italia, un omino proveniente da Castello di Fiemme compì l’impresa che passò alla storia.
Si tratta di Franco Nones, fondista e finanziere trentino classe ’41, approdato ai Giochi di Francia con un discreto palmarès ma certo senza essere considerato fra i possibili favoriti per una medaglia nelle specialità lunghe dello sci di fondo, che in quegli anni erano territorio di assoluto dominio per i fondisti scandinavi.
Nones aveva vinto il bronzo ai Mondiali di Oslo del ’66, ma nella staffetta, insieme ai compagni Giulio De Florian, Gianfranco Stella e Franco Manfroi. Poteva essere considerato un outsider, ma nessuno al mondo si sarebbe aspettato un italiano davanti a tutti nella 30 km che apriva il programma del fondo olimpico.
E invece il miracolo avvenne.
Il favorito della vigilia era il finlandese Eero Maentyranta, poi l’altro finnico Laurila, il russo Akentiev, il norvegese Martinsen. Ma la gara cominciò all’insegna dell’azzurro Nones che ai 10 km era già davanti a tutti, bisognava però attendere la sicura risposta dei nordici. Che puntualmente cominciò.
In un’atmosfera da brivido Maentyranta cominciò a ridurre il distacco dall’azzurro, portandosi fino a 4 secondi dai 30 che aveva accusato ad inizio gara. E mancavano ancora 10 km alla fine. Un’eternità.
Al solito, sembrava tutto scritto. Tutto normale.
Il “mediterraneo” Nones raccolse il tifo dei francesi che lo sentivano certamente più vicino dei “soliti nordici”. E così, un po’ aiutato dai tifosi, e molto dalle proprie gambe, Nones resistette e Maentyranta invece crollò. Il finnico dovette addirittura cedere l’argento al norvegese Martinsen e si piazzò al terzo posto.
Nones era d’oro, mentre De Florian arrivò quinto. Un trionfo per l’Italia del fondo guidata dall’aiutante maggiore del principe ereditario di Svezia, Bengt Nilsson. Fu la prima volta per un non scandinavo e aprì un’era nuova nel fondismo internazionale.
Nones proseguì la sua carriera ancora per qualche anno e arrivò a prendere parte alla terza Olimpiade della sua carriera, quella di Sapporo. Ma ormai, quello che aveva da dare e da chiedere allo sport praticato era arrivato al culmine, così il trentino d’oro lasciò e si dedicò alla sua proficua attività da imprenditore, nel campo degli attrezzi sportivi e del turismo.
Il nome di Nones rimane stampato negli albi d’oro e nella memoria degli appassionati dello sport e del fondo, in particolare. Una sensazione che rimase intoccata fino all’oro di Lillehammer ’94, quando la staffetta azzurra infilò gli sci prima di quella norvegese sulla linea d’arrivo. Allora, per trovare un paragone a quella storica, sensazionale impresa, si dovette risalire fino al grintoso talento della Val di Fiemme, Franco Nones, il primo azzurro a vincere un oro nel fondo olimpico.
Obiettivo Sochi: Franco Nones, il primo Re del Sud
Nell’Olimpiade di Jean Claude Killy, vincitore di tre ori a Grenoble ’68, che fu anche di Eugenio Monti ed Erika Lechner per quanto riguarda l’Italia, un omino proveniente da Castello di Fiemme compì l’impresa che passò alla storia.
Si tratta di Franco Nones, fondista e finanziere trentino classe ’41, approdato ai Giochi di Francia con un discreto palmarès ma certo senza essere considerato fra i possibili favoriti per una medaglia nelle specialità lunghe dello sci di fondo, che in quegli anni erano territorio di assoluto dominio per i fondisti scandinavi.
Nones aveva vinto il bronzo ai Mondiali di Oslo del ’66, ma nella staffetta, insieme ai compagni Giulio De Florian, Gianfranco Stella e Franco Manfroi. Poteva essere considerato un outsider, ma nessuno al mondo si sarebbe aspettato un italiano davanti a tutti nella 30 km che apriva il programma del fondo olimpico.
E invece il miracolo avvenne.
Il favorito della vigilia era il finlandese Eero Maentyranta, poi l’altro finnico Laurila, il russo Akentiev, il norvegese Martinsen. Ma la gara cominciò all’insegna dell’azzurro Nones che ai 10 km era già davanti a tutti, bisognava però attendere la sicura risposta dei nordici. Che puntualmente cominciò.
In un’atmosfera da brivido Maentyranta cominciò a ridurre il distacco dall’azzurro, portandosi fino a 4 secondi dai 30 che aveva accusato ad inizio gara. E mancavano ancora 10 km alla fine. Un’eternità.
Al solito, sembrava tutto scritto. Tutto normale.
Il “mediterraneo” Nones raccolse il tifo dei francesi che lo sentivano certamente più vicino dei “soliti nordici”. E così, un po’ aiutato dai tifosi, e molto dalle proprie gambe, Nones resistette e Maentyranta invece crollò. Il finnico dovette addirittura cedere l’argento al norvegese Martinsen e si piazzò al terzo posto.
Nones era d’oro, mentre De Florian arrivò quinto. Un trionfo per l’Italia del fondo guidata dall’aiutante maggiore del principe ereditario di Svezia, Bengt Nilsson. Fu la prima volta per un non scandinavo e aprì un’era nuova nel fondismo internazionale.
Nones proseguì la sua carriera ancora per qualche anno e arrivò a prendere parte alla terza Olimpiade della sua carriera, quella di Sapporo. Ma ormai, quello che aveva da dare e da chiedere allo sport praticato era arrivato al culmine, così il trentino d’oro lasciò e si dedicò alla sua proficua attività da imprenditore, nel campo degli attrezzi sportivi e del turismo.
Il nome di Nones rimane stampato negli albi d’oro e nella memoria degli appassionati dello sport e del fondo, in particolare. Una sensazione che rimase intoccata fino all’oro di Lillehammer ’94, quando la staffetta azzurra infilò gli sci prima di quella norvegese sulla linea d’arrivo. Allora, per trovare un paragone a quella storica, sensazionale impresa, si dovette risalire fino al grintoso talento della Val di Fiemme, Franco Nones, il primo azzurro a vincere un oro nel fondo olimpico.