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Obiettivo Sochi: Piero Gros e lo slalom perfetto
L’8 dicembre del 1972 un diciottenne di Sauze d’Oulx esordisce in Coppa del mondo nel gigante di Val d’Isère e lo vince, diventando il più giovane vincitore nel circuito. Replica una settimana dopo nello slalom di Madonna di Campiglio. Quel ragazzotto con l’aria furba e classe da vendere entra a piedi pari nella Valanga Azzurra che faceva divertire il mondo e si impone all’attenzione di osservatori e appassionati. Il suo nome è Piero Gros. Diventerà il secondo azzurro dopo Gustav Thoeni a vincere la Coppa del mondo assoluta (1974), conquisterà per 12 volte il gradino più alto in una gara di Coppa, metterà al collo 3 medaglie mondiali e soprattutto conquisterà l’oro nello slalom olimpico di Innsbruck ’76.
L’Olimpiade del ’76 sembrava non dover trovare sede. Era stata assegnata a Denver, ma gli abitanti del Colorado spinsero gli organizzatori a rinunciare per la paura dei costi troppo alti che l’evento avrebbe potuto avere. Allora il Cio si orientò su Whistler Mountain, in Canada, che rifiutò. Si candidò Salt Lake City che fu il Cio a rifiutare assegnando i Giochi a Innsbruck.
Fu l’Olimpiade di Franz Klammer e di Rosi Mittermaier e fu l’Olimpiade della Valanga Azzurra, attesissima protagonista dopo anni di dominio internazionale.
Prima dell’ultima gara Claudia Giordani aveva vinto l’argento in slalom ed Herbert Plank in discesa. Ma il gigante maschile, la gara degli italiani, era andato male, con Gustav Thoeni quarto a guardare il podio dal basso.
Piero Gros aveva addirittura saltato una porta, quindi meditava vendetta per la gara dell’ultimo giorno, lo slalom.
La prima manche è regolare con Willy Frommelt al comando, seguito da Thoeni, Junginger, Franco Bieler e “Pierino” Gros. Nella seconda il piemontese completa la sua manche perfetta. Attacca come un matto dal primo all’ultimo palo e piazza un tempone che gli altri devono provare a battere. Tocca a Thoeni che ci prova ma termina alle spalle del compagno di squadra per mezzo secondo. Frommelt cede e si piazza alle spalle di Gustav. Scende l’astro nascente Ingemar Stenmark che mette paura a tutti ma poi termina la sua gara in anticipo, con la faccia nella neve. Bieler esce e Junginger arriva molto indietro. Nessuno è riuscito a battere il campione piemontese. Piero Gros è medaglia d’oro e Gustav Thoeni è argento. La Valanga Azzurra è tornata.
Da quel giorno, Gros non vincerà più in Coppa del mondo, anche se sarà capace di salire molte volte sul podio e vincere la medaglia d’argento, sempre in slalom, ai Mondiali di Garmisch del ’78. Un infortunio ad un ginocchio gli impedì di difendere il titolo di Innsbruck all’Olimpiade del 1980.
Ritiratosi dall’agonismo, Gros diventò dirigente sportivo, quindi sindaco di Sauze dall’85 al ’90, poi commentatore televisivo, attività che prosegue ancora oggi per la televisione Svizzera italiana.
Insieme a Thoeni è stato leader della Valanga Azzurra e, per un periodo, il sano antagonismo fra i due creò nel pubblico una sorta di rivalità alla Coppi e Bartali. Ancora oggi gli appassionati ricordano le immagini in bianco e nero di quelle epiche sfide, che mai passeranno di moda.
Obiettivo Sochi: Piero Gros e lo slalom perfetto
L’8 dicembre del 1972 un diciottenne di Sauze d’Oulx esordisce in Coppa del mondo nel gigante di Val d’Isère e lo vince, diventando il più giovane vincitore nel circuito. Replica una settimana dopo nello slalom di Madonna di Campiglio. Quel ragazzotto con l’aria furba e classe da vendere entra a piedi pari nella Valanga Azzurra che faceva divertire il mondo e si impone all’attenzione di osservatori e appassionati. Il suo nome è Piero Gros. Diventerà il secondo azzurro dopo Gustav Thoeni a vincere la Coppa del mondo assoluta (1974), conquisterà per 12 volte il gradino più alto in una gara di Coppa, metterà al collo 3 medaglie mondiali e soprattutto conquisterà l’oro nello slalom olimpico di Innsbruck ’76.
L’Olimpiade del ’76 sembrava non dover trovare sede. Era stata assegnata a Denver, ma gli abitanti del Colorado spinsero gli organizzatori a rinunciare per la paura dei costi troppo alti che l’evento avrebbe potuto avere. Allora il Cio si orientò su Whistler Mountain, in Canada, che rifiutò. Si candidò Salt Lake City che fu il Cio a rifiutare assegnando i Giochi a Innsbruck.
Fu l’Olimpiade di Franz Klammer e di Rosi Mittermaier e fu l’Olimpiade della Valanga Azzurra, attesissima protagonista dopo anni di dominio internazionale.
Prima dell’ultima gara Claudia Giordani aveva vinto l’argento in slalom ed Herbert Plank in discesa. Ma il gigante maschile, la gara degli italiani, era andato male, con Gustav Thoeni quarto a guardare il podio dal basso.
Piero Gros aveva addirittura saltato una porta, quindi meditava vendetta per la gara dell’ultimo giorno, lo slalom.
La prima manche è regolare con Willy Frommelt al comando, seguito da Thoeni, Junginger, Franco Bieler e “Pierino” Gros. Nella seconda il piemontese completa la sua manche perfetta. Attacca come un matto dal primo all’ultimo palo e piazza un tempone che gli altri devono provare a battere. Tocca a Thoeni che ci prova ma termina alle spalle del compagno di squadra per mezzo secondo. Frommelt cede e si piazza alle spalle di Gustav. Scende l’astro nascente Ingemar Stenmark che mette paura a tutti ma poi termina la sua gara in anticipo, con la faccia nella neve. Bieler esce e Junginger arriva molto indietro. Nessuno è riuscito a battere il campione piemontese. Piero Gros è medaglia d’oro e Gustav Thoeni è argento. La Valanga Azzurra è tornata.
Da quel giorno, Gros non vincerà più in Coppa del mondo, anche se sarà capace di salire molte volte sul podio e vincere la medaglia d’argento, sempre in slalom, ai Mondiali di Garmisch del ’78. Un infortunio ad un ginocchio gli impedì di difendere il titolo di Innsbruck all’Olimpiade del 1980.
Ritiratosi dall’agonismo, Gros diventò dirigente sportivo, quindi sindaco di Sauze dall’85 al ’90, poi commentatore televisivo, attività che prosegue ancora oggi per la televisione Svizzera italiana.
Insieme a Thoeni è stato leader della Valanga Azzurra e, per un periodo, il sano antagonismo fra i due creò nel pubblico una sorta di rivalità alla Coppi e Bartali. Ancora oggi gli appassionati ricordano le immagini in bianco e nero di quelle epiche sfide, che mai passeranno di moda.