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Obiettivo Sochi: Gustavo Thoeni, la leggenda del Samurai
Nel 1972 i Giochi Olimpici approdano (è il caso di dire) per la prima volta in Asia. A Sapporo, per la precisione, sull’isola di Hokkaido, in Giappone. Pochi metri di altezza sul livello del mare. Il Cio fa così giustizia dopo la mancata edizione dei Giochi del 1940, assegnati a Tokio, ma annullati a causa dei conflitti bellici. La prima notizia legata a quell’Olimpiade, la precede. Si tratta dell’esclusione, clamorosa, dell’austriaco Karl Schranz dai Giochi, con l’accusa di professionismo. Schranz era il campione del momento, l’atleta più atteso. L’Austria prima protesta, poi entra in lutto. Sta di fatto che l’Olimpiade che, forse, sarebbe dovuta essere di Schranz fu quella di un 21enne italiano: Gustav Thoeni.
Il talento di Thoeni era già esploso qualche anno prima, quando nel ’68 vinse tutti e tre i titoli italiani. Poi il campione nato a Trafoi il 28 febbraio del 1951, cominciò a mettersi in luce in Coppa del mondo vincendo nel ’70 la coppa di gigante e nel ’71 la prima delle sue quattro coppe assolute (’71, ’72, ’73, ’75).
Il giovane atleta delle Fiamme Gialle, schivo per carattere, ma molto determinato in gara, aveva inventato un nuovo modo di sciare, grazie a quello che venne denominato “passo spinta”, che gli permetteva di essere molto più veloce dei suoi avversari nelle discipline tecniche ed imporsi costantemente. All’inizio degli anni Settanta, insieme ai suoi compagni di squadra Piero Gros, Fausto Radici, Franco Bieler, Tino Pietrogiovanna, Erwin Stricker ed altri compose la mitica “Valanga Azzurra”, la compagine più forte del mondo nelle discipline tecniche, quella che guidò il mondo per un decennio.
A Sapporo, Thoeni comincia la sua Olimpiade con il 13/o posto nella discesa libera. Un risultato non esaltante, ma quello che gli basterà per vincere il titolo mondiale della combinata (allora non esisteva il titolo olimpico nella specialità). Ma la sua gara è il gigante, che si disputa in due giornate: il 9 e 10 febbraio. Dopo la prima manche Thoeni è terzo, dietro al norvegese Haaker e al tedesco Hagn. Nella seconda manche cambia tutto. Il norvegese esce dopo poche porte e Thoeni stacca un tempo imprendibile per tutti, compresi i due svizzeri Bruggmann e Mattle che si piazzano secondo e terzo a oltre un secondo di distanza dall’azzurro.
Thoeni diventa un idolo. Il suo stile, misurato, gentile e vincente piace moltissimo ai giapponesi che lo assimilano ad un samurai. E come un samurai, Thoeni sa che la sua battaglia non è finita. Non festeggia e anzi si ritira per concentrarsi sullo slalom dell’ultimo giorno. Arriva molto vicino a conquistare il doppio oro, se non fosse per quel furetto di Paco Ochoa che glielo sfila dal collo. E’ comunque medaglia d’argento davanti a suo cugino Roland, bronzo.
Al rientro in Italia Thoeni è diventato una star e comincia la sua partecipazione a trasmissioni televisive che fanno scoprire alle grandi masse lo sci e l’ambiente della montagna. Si può dire che Thoeni e la Valanga Azzurra abbiamo portato gli italiani ad avvicinarsi alla pratica dello sci.
Thoeni continuerà a vincere moltissimo: memorabile la sua rimonta nello slalom speciale ai Mondiali di St. Moritz del ’74, quando risalì dall’ottavo posto della prima manche fino all’oro.
Celeberrimo il suo duello all’ultima porta contro l’astro nascente Ingemar Stenmark nel parallelo della Val Gardena per l’assegnazione della Coppa del mondo del 1975, Coppa che Thoeni vinse, dopo aver vinto il parallelo.
Gustav era talmente amato che anche i suoi secondi posti divennero occasione per festeggiare. Il riferimento è alla discesa di Kitzbuehel del 18 gennaio 1975, quando Thoeni arrivò a soli 3 millesimi dal campionissimo Franz Klammer.
Alla fine della sua carriera Thoeni raggranellò 3 medaglie olimpiche, 7 mondiali, 4 Coppe del mondo e 24 vittorie in Coppa.
Ritiratosi dall’attività agonistica, Thoeni ha intrapreso la carriera di allenatore. Ha contribuito in questa veste ai successi di Alberto Tomba, di cui è stato allenatore personale per nove anni, ed è stato tecnico della nazionale italiana, prima come direttore tecnico della squadra maschile e poi come direttore generale di tutte le nazionali italiane, sia maschili sia femminili.
Nel 1981 è stato attore protagonista del film “Un centesimo di secondo” di Duccio Tessari, con Antonella Interlenghi e Saverio Vallone, e – negli anni successivi – ha prestato la sua voce e il suo volto a numerosi spot pubblicitari, nei quali ha saputo mostrare la sua vena autoironica.
Il 26 febbraio 2006 ha portato della bandiera olimpica nel corso della Cerimonia di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006.
Obiettivo Sochi: Gustavo Thoeni, la leggenda del Samurai
Nel 1972 i Giochi Olimpici approdano (è il caso di dire) per la prima volta in Asia. A Sapporo, per la precisione, sull’isola di Hokkaido, in Giappone. Pochi metri di altezza sul livello del mare. Il Cio fa così giustizia dopo la mancata edizione dei Giochi del 1940, assegnati a Tokio, ma annullati a causa dei conflitti bellici. La prima notizia legata a quell’Olimpiade, la precede. Si tratta dell’esclusione, clamorosa, dell’austriaco Karl Schranz dai Giochi, con l’accusa di professionismo. Schranz era il campione del momento, l’atleta più atteso. L’Austria prima protesta, poi entra in lutto. Sta di fatto che l’Olimpiade che, forse, sarebbe dovuta essere di Schranz fu quella di un 21enne italiano: Gustav Thoeni.
Il talento di Thoeni era già esploso qualche anno prima, quando nel ’68 vinse tutti e tre i titoli italiani. Poi il campione nato a Trafoi il 28 febbraio del 1951, cominciò a mettersi in luce in Coppa del mondo vincendo nel ’70 la coppa di gigante e nel ’71 la prima delle sue quattro coppe assolute (’71, ’72, ’73, ’75).
Il giovane atleta delle Fiamme Gialle, schivo per carattere, ma molto determinato in gara, aveva inventato un nuovo modo di sciare, grazie a quello che venne denominato “passo spinta”, che gli permetteva di essere molto più veloce dei suoi avversari nelle discipline tecniche ed imporsi costantemente. All’inizio degli anni Settanta, insieme ai suoi compagni di squadra Piero Gros, Fausto Radici, Franco Bieler, Tino Pietrogiovanna, Erwin Stricker ed altri compose la mitica “Valanga Azzurra”, la compagine più forte del mondo nelle discipline tecniche, quella che guidò il mondo per un decennio.
A Sapporo, Thoeni comincia la sua Olimpiade con il 13/o posto nella discesa libera. Un risultato non esaltante, ma quello che gli basterà per vincere il titolo mondiale della combinata (allora non esisteva il titolo olimpico nella specialità). Ma la sua gara è il gigante, che si disputa in due giornate: il 9 e 10 febbraio. Dopo la prima manche Thoeni è terzo, dietro al norvegese Haaker e al tedesco Hagn. Nella seconda manche cambia tutto. Il norvegese esce dopo poche porte e Thoeni stacca un tempo imprendibile per tutti, compresi i due svizzeri Bruggmann e Mattle che si piazzano secondo e terzo a oltre un secondo di distanza dall’azzurro.
Thoeni diventa un idolo. Il suo stile, misurato, gentile e vincente piace moltissimo ai giapponesi che lo assimilano ad un samurai. E come un samurai, Thoeni sa che la sua battaglia non è finita. Non festeggia e anzi si ritira per concentrarsi sullo slalom dell’ultimo giorno. Arriva molto vicino a conquistare il doppio oro, se non fosse per quel furetto di Paco Ochoa che glielo sfila dal collo. E’ comunque medaglia d’argento davanti a suo cugino Roland, bronzo.
Al rientro in Italia Thoeni è diventato una star e comincia la sua partecipazione a trasmissioni televisive che fanno scoprire alle grandi masse lo sci e l’ambiente della montagna. Si può dire che Thoeni e la Valanga Azzurra abbiamo portato gli italiani ad avvicinarsi alla pratica dello sci.
Thoeni continuerà a vincere moltissimo: memorabile la sua rimonta nello slalom speciale ai Mondiali di St. Moritz del ’74, quando risalì dall’ottavo posto della prima manche fino all’oro.
Celeberrimo il suo duello all’ultima porta contro l’astro nascente Ingemar Stenmark nel parallelo della Val Gardena per l’assegnazione della Coppa del mondo del 1975, Coppa che Thoeni vinse, dopo aver vinto il parallelo.
Gustav era talmente amato che anche i suoi secondi posti divennero occasione per festeggiare. Il riferimento è alla discesa di Kitzbuehel del 18 gennaio 1975, quando Thoeni arrivò a soli 3 millesimi dal campionissimo Franz Klammer.
Alla fine della sua carriera Thoeni raggranellò 3 medaglie olimpiche, 7 mondiali, 4 Coppe del mondo e 24 vittorie in Coppa.
Ritiratosi dall’attività agonistica, Thoeni ha intrapreso la carriera di allenatore. Ha contribuito in questa veste ai successi di Alberto Tomba, di cui è stato allenatore personale per nove anni, ed è stato tecnico della nazionale italiana, prima come direttore tecnico della squadra maschile e poi come direttore generale di tutte le nazionali italiane, sia maschili sia femminili.
Nel 1981 è stato attore protagonista del film “Un centesimo di secondo” di Duccio Tessari, con Antonella Interlenghi e Saverio Vallone, e – negli anni successivi – ha prestato la sua voce e il suo volto a numerosi spot pubblicitari, nei quali ha saputo mostrare la sua vena autoironica.
Il 26 febbraio 2006 ha portato della bandiera olimpica nel corso della Cerimonia di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006.