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Giuliano Razzoli ha detto stop. Il campione olimpico di Whistler: “Lascio sereno”
Lasciare da campioni. Non è cosa da tutti, decidere di terminare la propria, lunga carriera agonistica quando si è ancora ad alto livello. Ed è stata proprio questa la molla che ha spinto Giuliano Razzoli a decidere di mettere la parola fine dopo 157 start in Coppa del mondo, cui vanno aggiunte le 3 partenze alle Olimpiadi e le 8 ai Mondiali: 168 volte ai cancelletti che contano, in totale. Avrebbe voluto salutare tutti i colleghi in pista, affrontando l’ultimo slalom sulla Podkoren di Kranjska Gora, ma il meteo ha remato contro e la gara fu cancellata. Poco male. Non mancherà l’occasione per l’ultima passerella, dove salutare i compagni di squadra, gli avversari di una vita. Gli amici e i tantissimi tifosi che lo hanno sempre accompagnato durante i 17 anni della sua carriera al vertice dello sci internazionale.
Ora, a 39 anni compiuti, Giuliano, da Razzolo di Villa Minozzo, portacolori dell’Esercito, proprietario di un’acetaia già avviata, e già riconosciuta nell’ambito sciistico (molti campioni sono suoi affezionati clienti), marito e da poco padre di Emanuele, ha deciso che è arrivato il momento di cambiare totalmente vita, di dedicarsi alla famiglia e ai suoi affari, con un occhiolino sempre attento a quella che è stata la sua passione per quasi quarant’anni: lo sci.
“Lascio sereno – ha detto Giuliano – perché sono felice di come ho attraversato tutta la mia avventura, e sono grato di averla potuta vivere. La mia grande fortuna è quella di essere nato in un territorio particolare per lo sci, e mi sono reso conto di essere riuscito a trasmettere molte emozioni alle persone. Ma tutto quello che ho dato mi è tornato indietro amplificato. Ringrazio le persone che nella vita mi hanno insegnato qualcosa, e sono state tante, e che mi hanno permesso di crescere come atleta e come uomo: la mia famiglia, mia moglie, mio figlio, i miei genitori e le mie sorelle. Ringrazio la Federazione e il Centro Sportivo Esercito che mi ha supportato e tuttora mi supporta. I tecnici, i compagni di squadra, gli sponsor, gli amici e tutte le persone che mi hanno voluto bene, aiutandomi per tutta la mia vita. Ringrazio anche il mondo dello sci che ha permesso tutto questo”.
Arriva ora il momento delle celebrazioni. Un primo appuntamento è già fissato: il prossimo 20 luglio, gli amici a Razzolo organizzeranno una grande festa di addio. Poi, il “Razzo” vorrebbe trovare l’occasione per salutare il mondo dello sci da una pista di gara. Si vedrà.
La stagione passata non è andata proprio come Razzoli avrebbe voluto: la solita schiena lo ha afflitto rallentandone gli allenamenti e impedendogli di esprimere il suo potenziale ancora alto. Si è aggiunta anche una caduta durante un allenamento nello scorso gennaio, che l’ha costretto a saltare alcune delle gare classiche, da lui tanto amate. Gli era già successo, in passato, di dover combattere con una stagione senza gioie, ma aveva trovato la forza per risalire ancora fino al vertice, grazie a quel memorabile 5° posto a Campiglio nel 2018, quando partiva con il pettorale 69, un piazzamento che valeva oro. E da lì tornare addirittura a sfiorare una medaglia olimpica nell’edizione 2022 dei Giochi, quando si classificò ottavo, ma a soli 26 centesimi dal bronzo. Memorabili quelle lacrime nel post-gara cinese, di un campione che si rende conto che l’ultima, grande occasione, se n’è andata per un nulla.
E proprio alle Olimpiadi è legato il sorriso più grande del campione emiliano: sotto il cielo plumbeo di Whistler Mountain, il 27 febbraio del 2010, Razzoli conquistò l’oro, nell’ultima giornata delle Olimpiadi canadesi. Quell’oro che mancava all’Italia da 22 anni, quando a vincerlo fu il suo corregionale e mentore Alberto Tomba. Un oro fantastico, sorprendente, emozionante, che lanciò il “Razzo” nell’empireo dei grandi di sempre.
Nella sua carriera ci sono stati undici podi, con due vittorie: a Zagabria, nel 2010, e a Lenzerheide, l’anno successivo. L’ultimo podio a Wengen, il 16 gennaio del 2022, quando se ne stava già andando dal parterre e fu richiamato di corsa per diventare lo slalomista più su con l’età, capace di agguantare i primi 3. E quello rimane, al momento, anche l’ultimo podio di un italiano nella disciplina. Ma i successi sarebbero potuti essere molti di più se Giuliano non avesse dovuto costantemente combattere con infortuni e acciacchi. “Sono un diesel – ha sempre detto di se stesso”. Partiva ad ogni stagione un po’ a rilento, per arrivare nel pieno della forma nella parte centrale del calendario e riuscire così a levarsi molte, belle soddisfazioni.
Un atleta dal grande talento e dai grandi piedi (sempre scarponi speciali per lui!), un ragazzo d’oro, dal carattere mite e disponibile, ma pronto a mettere in pista la grinta e la zampata del campione.
Ora è il tempo di voltare pagina e di cominciare una seconda vita. In bocca al lupo, Razzo!
Giuliano Razzoli ha detto stop. Il campione olimpico di Whistler: “Lascio sereno”
Lasciare da campioni. Non è cosa da tutti, decidere di terminare la propria, lunga carriera agonistica quando si è ancora ad alto livello. Ed è stata proprio questa la molla che ha spinto Giuliano Razzoli a decidere di mettere la parola fine dopo 157 start in Coppa del mondo, cui vanno aggiunte le 3 partenze alle Olimpiadi e le 8 ai Mondiali: 168 volte ai cancelletti che contano, in totale. Avrebbe voluto salutare tutti i colleghi in pista, affrontando l’ultimo slalom sulla Podkoren di Kranjska Gora, ma il meteo ha remato contro e la gara fu cancellata. Poco male. Non mancherà l’occasione per l’ultima passerella, dove salutare i compagni di squadra, gli avversari di una vita. Gli amici e i tantissimi tifosi che lo hanno sempre accompagnato durante i 17 anni della sua carriera al vertice dello sci internazionale.
Ora, a 39 anni compiuti, Giuliano, da Razzolo di Villa Minozzo, portacolori dell’Esercito, proprietario di un’acetaia già avviata, e già riconosciuta nell’ambito sciistico (molti campioni sono suoi affezionati clienti), marito e da poco padre di Emanuele, ha deciso che è arrivato il momento di cambiare totalmente vita, di dedicarsi alla famiglia e ai suoi affari, con un occhiolino sempre attento a quella che è stata la sua passione per quasi quarant’anni: lo sci.
“Lascio sereno – ha detto Giuliano – perché sono felice di come ho attraversato tutta la mia avventura, e sono grato di averla potuta vivere. La mia grande fortuna è quella di essere nato in un territorio particolare per lo sci, e mi sono reso conto di essere riuscito a trasmettere molte emozioni alle persone. Ma tutto quello che ho dato mi è tornato indietro amplificato. Ringrazio le persone che nella vita mi hanno insegnato qualcosa, e sono state tante, e che mi hanno permesso di crescere come atleta e come uomo: la mia famiglia, mia moglie, mio figlio, i miei genitori e le mie sorelle. Ringrazio la Federazione e il Centro Sportivo Esercito che mi ha supportato e tuttora mi supporta. I tecnici, i compagni di squadra, gli sponsor, gli amici e tutte le persone che mi hanno voluto bene, aiutandomi per tutta la mia vita. Ringrazio anche il mondo dello sci che ha permesso tutto questo”.
Arriva ora il momento delle celebrazioni. Un primo appuntamento è già fissato: il prossimo 20 luglio, gli amici a Razzolo organizzeranno una grande festa di addio. Poi, il “Razzo” vorrebbe trovare l’occasione per salutare il mondo dello sci da una pista di gara. Si vedrà.
La stagione passata non è andata proprio come Razzoli avrebbe voluto: la solita schiena lo ha afflitto rallentandone gli allenamenti e impedendogli di esprimere il suo potenziale ancora alto. Si è aggiunta anche una caduta durante un allenamento nello scorso gennaio, che l’ha costretto a saltare alcune delle gare classiche, da lui tanto amate. Gli era già successo, in passato, di dover combattere con una stagione senza gioie, ma aveva trovato la forza per risalire ancora fino al vertice, grazie a quel memorabile 5° posto a Campiglio nel 2018, quando partiva con il pettorale 69, un piazzamento che valeva oro. E da lì tornare addirittura a sfiorare una medaglia olimpica nell’edizione 2022 dei Giochi, quando si classificò ottavo, ma a soli 26 centesimi dal bronzo. Memorabili quelle lacrime nel post-gara cinese, di un campione che si rende conto che l’ultima, grande occasione, se n’è andata per un nulla.
E proprio alle Olimpiadi è legato il sorriso più grande del campione emiliano: sotto il cielo plumbeo di Whistler Mountain, il 27 febbraio del 2010, Razzoli conquistò l’oro, nell’ultima giornata delle Olimpiadi canadesi. Quell’oro che mancava all’Italia da 22 anni, quando a vincerlo fu il suo corregionale e mentore Alberto Tomba. Un oro fantastico, sorprendente, emozionante, che lanciò il “Razzo” nell’empireo dei grandi di sempre.
Nella sua carriera ci sono stati undici podi, con due vittorie: a Zagabria, nel 2010, e a Lenzerheide, l’anno successivo. L’ultimo podio a Wengen, il 16 gennaio del 2022, quando se ne stava già andando dal parterre e fu richiamato di corsa per diventare lo slalomista più su con l’età, capace di agguantare i primi 3. E quello rimane, al momento, anche l’ultimo podio di un italiano nella disciplina. Ma i successi sarebbero potuti essere molti di più se Giuliano non avesse dovuto costantemente combattere con infortuni e acciacchi. “Sono un diesel – ha sempre detto di se stesso”. Partiva ad ogni stagione un po’ a rilento, per arrivare nel pieno della forma nella parte centrale del calendario e riuscire così a levarsi molte, belle soddisfazioni.
Un atleta dal grande talento e dai grandi piedi (sempre scarponi speciali per lui!), un ragazzo d’oro, dal carattere mite e disponibile, ma pronto a mettere in pista la grinta e la zampata del campione.
Ora è il tempo di voltare pagina e di cominciare una seconda vita. In bocca al lupo, Razzo!