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Simone Deromedis, dieci domande per conoscerlo meglio: “Mi auguro che lo skicross cresca sempre più”
L’uomo che ha fatto la storia è Simone Deromedis, 22 anni, primo campione del mondo dello skicross per l’Italia. L’azzurro si è imposto sulla pista di Bakuriani, in Georgia, al termine di una gara spettacolare e molto intensa che ha colpito il folto pubblico degli appassionati. E Deromedis ha fatto sognare, grazie alla sua velocità sugli sci e alla sua potenza. Andiamo a conoscerlo meglio e a conoscere meglio il suo sport.
Le origini. Da dove vieni, Simone?
Vengo dal comune di Predaia, Val di Non, Trentino. Sempre stato lì.
La tua famiglia.
Papà Luca è un agricoltore della Val di Non, famosa per le mele Melinda, che anche mio sponsor personale. Mamma Claudia è impiegata in ufficio. Ho due fratelli più piccoli, Matteo e Tommaso.
La tua taglia: altezza, peso…
Sono 190 cm per 100 kg di peso forma. Piede normale: un 44.
Quanto ti alleni e quanto fai di stacco?
Durante l’anno mi alleno 5-6 giorni la settimana e stacco 250 chili.
Come e dove hai cominciato la tua carriera agonistica?
La prima volta che ho messo gli sci è stato a Predaia, dove c’è solo uno skilift. Ho cominciato tardi con le gare, grazie allo sci club Anaune. Fino a quel punto avevo sciato solo con papà. Facevo sci alpino, ma mi sono sempre piaciute le discipline veloci, i salti. Se c’era da uscire dai pali non mi tiravo certo indietro. Dai 12 ai 16 anni ho continuato così. Poi ho provato lo skicross al Trofeo Topolino di Folgaria e mi sono innamorato. Lì era presente l’allenatore della Nazionale e mi ha invitato a provare con la squadra. Lì ho capito che lo skicross mi dava tutti altri stimoli rispetto allo sci alpino e mi divertiva di più. Ho fatto un anno in giro privatamente, con gli amici, poi sono passato al Comitato Trentino e quindi alla Nazionale: era il 2017/2018.
Club di appartenenza?
Fiamme Gialle e li ringrazio sempre. Ho fatto il concorso lo scorso dicembre.
Ricordi le prime esperienze in Nazionale?
Ho trovato subito un clima molto accogliente, nessuno faceva il fenomeno e tutti erano disponibili a dare consigli. C’era un clima molto rilassato e amichevole, come c’è tuttora.
I primi risultati importanti.
Le prime due stagioni sono state dure, perché mi trovavo a competere anche contro gente di trent’anni in Coppa Europa. Nel 2018/19 ho fatto subito due buoni risultati ad inizio stagione. Era l’anno post olimpico e c’era un cambio generazionale in atto. C’è stata l’occasione di andare ai Mondiali senior in America, a Salt Lake City. Durante quella stagione ho fatto i punti per entrare in Coppa del mondo. E sono entrato in Coppa nella stagione 2019/20.
I guai fisici, ne hai avuti molti?
Fino a quest’anno nulla. Lo scorso novembre ho preso una forte storta alla caviglia sinistra e sono rimasto fermo per un mese. Poi ho fatto un mese di gare e poi mi sono rotto la clavicola, nella seconda gara in Svezia, quando sono caduto nella Big Final. Quindi sono stato operato e sono rientrato giusto per i Mondiali.
Ora è arrivato il successo, pensi che qualcosa cambierà?
E’ un grande scalino, che sapevo di poter fare ma magari non così presto. Diciamo che ho messo la spunta a una delle 3 caselle che ogni atleta sogna di spuntare: Mondiale, Olimpiade e Coppa di cristallo. Nella mia routine non ci saranno grandi cambiamenti. Magari, gli avversari cominceranno ad avere più rispetto nei miei confronti. Quando parti con uno che sei convinto sia più forte di te un po’ lo senti. E questi sono punti di vantaggio per me. In realtà, quello che mi auguro cambi maggiormente è l’attenzione al movimento dello skicross, che merita maggiore interesse: ma sono certo che sarà così.
Hai dei consigli per i ragazzini che si avvicinano allo skicross?
I consigli sono quelli di andare per gradi, cominciare piano piano. Ci sono moltissime piste sulle quali si può provare a fare skicross. Come squadra abbiamo la base a San Pellegrino e siamo super disponibili a far provare ragazzi di qualunque età. Chi vuole provare venga a trovarci.
Simone Deromedis, dieci domande per conoscerlo meglio: “Mi auguro che lo skicross cresca sempre più”
L’uomo che ha fatto la storia è Simone Deromedis, 22 anni, primo campione del mondo dello skicross per l’Italia. L’azzurro si è imposto sulla pista di Bakuriani, in Georgia, al termine di una gara spettacolare e molto intensa che ha colpito il folto pubblico degli appassionati. E Deromedis ha fatto sognare, grazie alla sua velocità sugli sci e alla sua potenza. Andiamo a conoscerlo meglio e a conoscere meglio il suo sport.
Le origini. Da dove vieni, Simone?
Vengo dal comune di Predaia, Val di Non, Trentino. Sempre stato lì.
La tua famiglia.
Papà Luca è un agricoltore della Val di Non, famosa per le mele Melinda, che anche mio sponsor personale. Mamma Claudia è impiegata in ufficio. Ho due fratelli più piccoli, Matteo e Tommaso.
La tua taglia: altezza, peso…
Sono 190 cm per 100 kg di peso forma. Piede normale: un 44.
Quanto ti alleni e quanto fai di stacco?
Durante l’anno mi alleno 5-6 giorni la settimana e stacco 250 chili.
Come e dove hai cominciato la tua carriera agonistica?
La prima volta che ho messo gli sci è stato a Predaia, dove c’è solo uno skilift. Ho cominciato tardi con le gare, grazie allo sci club Anaune. Fino a quel punto avevo sciato solo con papà. Facevo sci alpino, ma mi sono sempre piaciute le discipline veloci, i salti. Se c’era da uscire dai pali non mi tiravo certo indietro. Dai 12 ai 16 anni ho continuato così. Poi ho provato lo skicross al Trofeo Topolino di Folgaria e mi sono innamorato. Lì era presente l’allenatore della Nazionale e mi ha invitato a provare con la squadra. Lì ho capito che lo skicross mi dava tutti altri stimoli rispetto allo sci alpino e mi divertiva di più. Ho fatto un anno in giro privatamente, con gli amici, poi sono passato al Comitato Trentino e quindi alla Nazionale: era il 2017/2018.
Club di appartenenza?
Fiamme Gialle e li ringrazio sempre. Ho fatto il concorso lo scorso dicembre.
Ricordi le prime esperienze in Nazionale?
Ho trovato subito un clima molto accogliente, nessuno faceva il fenomeno e tutti erano disponibili a dare consigli. C’era un clima molto rilassato e amichevole, come c’è tuttora.
I primi risultati importanti.
Le prime due stagioni sono state dure, perché mi trovavo a competere anche contro gente di trent’anni in Coppa Europa. Nel 2018/19 ho fatto subito due buoni risultati ad inizio stagione. Era l’anno post olimpico e c’era un cambio generazionale in atto. C’è stata l’occasione di andare ai Mondiali senior in America, a Salt Lake City. Durante quella stagione ho fatto i punti per entrare in Coppa del mondo. E sono entrato in Coppa nella stagione 2019/20.
I guai fisici, ne hai avuti molti?
Fino a quest’anno nulla. Lo scorso novembre ho preso una forte storta alla caviglia sinistra e sono rimasto fermo per un mese. Poi ho fatto un mese di gare e poi mi sono rotto la clavicola, nella seconda gara in Svezia, quando sono caduto nella Big Final. Quindi sono stato operato e sono rientrato giusto per i Mondiali.
Ora è arrivato il successo, pensi che qualcosa cambierà?
E’ un grande scalino, che sapevo di poter fare ma magari non così presto. Diciamo che ho messo la spunta a una delle 3 caselle che ogni atleta sogna di spuntare: Mondiale, Olimpiade e Coppa di cristallo. Nella mia routine non ci saranno grandi cambiamenti. Magari, gli avversari cominceranno ad avere più rispetto nei miei confronti. Quando parti con uno che sei convinto sia più forte di te un po’ lo senti. E questi sono punti di vantaggio per me. In realtà, quello che mi auguro cambi maggiormente è l’attenzione al movimento dello skicross, che merita maggiore interesse: ma sono certo che sarà così.
Hai dei consigli per i ragazzini che si avvicinano allo skicross?
I consigli sono quelli di andare per gradi, cominciare piano piano. Ci sono moltissime piste sulle quali si può provare a fare skicross. Come squadra abbiamo la base a San Pellegrino e siamo super disponibili a far provare ragazzi di qualunque età. Chi vuole provare venga a trovarci.